Quali sono i fattori SEO più importanti per il tuo business? Quali devi tenere d’occhio per vedere se il tuo sito web aziendale ha un posizionamento organico di buon livello ed efficace sulle parole chiave veramente importanti per il tuo business online? Scopriamolo insieme!

In articoli precedenti abbiamo parlato dei primi rudimenti, di strategie e di come aumentare il traffico verso il nostro sito, blog o articolo, e vi abbiamo svelato tutti i segreti della guida SEO aggiornata 2020 (la trovate qui). Abbiamo inoltre scoperto come posizionare al meglio un sito web su Google ed altri motori di ricerca, e stabilito come siano la pazienza, la strategia ed un lavoro certosino a fare la differenza: i risultati di uno strumento potente come la SEO sono potenzialmente notevoli, basta tenere bene a mente che un buon risultato è la somma di una serie di fattori importanti, da curare nei minimi dettagli e monitorare costantemente, di giorno in giorno.

Quali sono i fattori SEO da tenere d’occhio tutti i giorni? Come funzionano e in che percentuale influiscono sul punteggio SEO della nostra piattaforma? Oggi parleremo proprio di questo.

Il nostro sito o blog è lanciato, i contenuti crescono di giorno in giorno e noi vogliamo controllare progressivamente i nostri risultati, andare alla ricerca di eventuali errori e rallentamenti e capire dove possiamo e dobbiamo migliorare (c’è sempre da fare!). Bene, per farlo ci sono dei parametri e dei tool che scopriremo sarà indispensabile controllare giorno dopo giorno. Alcuni di questi sono concetti intuitivi, altri un poco più tecnici ma niente paura, sono cose che fanno parte della nostra esperienza di webnauti, SEO marketer e utenti di tutti i giorni.

I fattori SEO da tenere d’occhio tutti i giorni

I primi due fattori riguardano le parole chiave che adoperiamo per posizionare il nostro sito o blog su Google, e quelle che vorremmo e dovremmo provare a scalare per guadagnare posizioni e traffico: keyword ranking e keyword growth.

Keyword ranking

Cosa si intende per keyword ranking? Questo parametro indica dove il nostro sito è posizionato per una data parola chiave (keyword appunto), per cui questo parametro è il più importante e immediato da verificare, per capire dove Google ci posiziona per una o più parole chiave che siano fondamentali per il nostro business. Circa il 90% delle sessioni online di un utente inizia con una SERP su Google, e sostanzialmente metà degli utenti che inizia una SERP non andrà mai oltre la prima pagina dei risultati che questa gli propone (ciò significa che c’è un’altra metà che andrà più avanti, ma la percezione di un utente è inversamente proporzionale alla pagina in cui troverà un dato sito: più indietro ci troverà – se ci troverà – meno qualità attribuirà al nostro sito).

Una volata su Google (navigazione in incognito!) su una nostra parola chiave ci dirà subito dove siamo. In un mondo in cui tutti vogliono stare in prima pagina, ed in cui tutte (o quasi) le parole chiave sono scalabili da ogni competitor, dobbiamo verificare costantemente le nostre prestazioni, per scoprire se i risultati sono costanti, se siamo in calo, se siamo in crescita, se qualche concorrente guadagna o perde posizioni. In alternativa a Google, due sono i tool di analisi SEO che possiamo adoperare per un check: SeoZoom (che tra le altre cose, analizzando il dominio del nostro sito ci dirà quante keyword posizioniamo, in quali pagine, ed i fattori di crescita o calo per ciascuna) o SEMrush.

Keyword growth

Per scalare una data keyword bisogna tenere presente chi abbiamo davanti. Ci sono keyword che hanno un traffico mostruoso, e pensare di sfidare dei colossi sul loro terreno (la SEO non è l’unico mezzo per farlo, inoltre) non è una grande idea. Una strategia per aiutarci a scavare quella nicchia, quella fetta di mercato (qualsiasi sia il mercato) che cerchiamo può essere l’andare ad analizzare il tasso di crescita di gruppi di parole chiave (keyword growth).

In pratica, leggere il futuro. O meglio, analizzare i trend e possibili evoluzioni, ed arrivare prima degli altri. Pensiamoci: le SERP variano col tempo, una cosa ricercatissima oggi potrebbe piombare in basso domani, e viceversa, a seconda di cosa la gente cerca, e di cosa accade nel mondo (per fare un esempio tanto facile quanto roboante: quante persone avrebbero scommesso che “coronavirus” o “spillover” sarebbero diventate keyword da miliardi di risultati?). Per cui analizzare le tendenze, ovvero quanto una parola chiave è effettivamente ricercata ci consentirà di calibrare lo sforzo: potremmo scoprire che una keyword su cui vogliamo posizionarci sia già “occupata”, ma scoprire anche che una sua correlata importante, e che potrebbe crescere (ecco il tasso di crescita) in futuro non è così sfruttata: ecco la nostra occasione, ed ecco dove ad esempio una strategia di parole chiave a coda lunga (se ne parla qui) si dimostra molto utile.

La cosa migliore da fare però è crescere in maniera organica, “coltivare” la nostra keyword per evitare fluttuazioni troppo elevate (dalla terza posizione alla seconda pagina ad esempio) da un giorno all’altro, qualcosa che lederebbe alla reputazione del brand: diversificare i contenuti, dedicarsi alle correlate e non impuntarsi su keyword “morte”, con poco traffico, svuotate passate di moda (avete capito insomma…), che ci farebbero perdere tempo e risorse.

Ricerca organica

Per traffico di ricerca organico si intende il traffico che arriva al nostro sito direttamente da una SERP Google. Se convinciamo gli utenti a cliccare su un nostro link direttamente da Google, abbiamo fatto bingo: per quell’utente siamo affidabili, siamo un riferimento nel nostro campo, siamo utili. Valore ed efficacia di una strategia SEO si misurano sostanzialmente in questo: quanti utenti attraiamo giorno dopo giorno su Google.

Google Analytics è il tool più immediato per controllare le nostre performance: quante persone hanno raggiunto oggi il nostro sito in modo organico? Quante ieri? Quante la scorsa settimana? Il nostro obiettivo minimo è restare costanti nel tempo (significherà che non avremo subito crolli su alcune keyword, magari importanti), quello ideale è crescere. Noi vogliamo che gli utenti clicchino sui nostri link, che convertano. Farci vedere in prima posizione ma non veicolare alcun traffico non è l’ideale, e non è sostenibile. Il resto (frequenza di rimbalzo, acquisti, il fatto che l’utente ritorni da noi) sarà dato da una serie di fattori secondari, da quanto l’utente gradisca l’esperienza che gli proponiamo, ma tutto parte da qui: il primo passo è portare gli utenti da noi. Ed un buon metodo per ottimizzare tempo e performance è quello di preparare per il nostro sito o blog poche e selezionate landing page, pagine su cui vogliamo che l’utente “atterri”. Ogni pagina del nostro sito web ha un suo ranking SEO per ogni data keyword, e sarà bene tenere sotto controllo le performance giorno dopo giorno della nostra area di atterraggio, dobbiamo quindi monitorare il traffico organico per le nostre landing page.

fattori SEO

Un grafico che divide il traffico totale di un sito per canale di provenienza, da Google Analytics

Nota: la maggior parte dei siti, i migliori per grandi o piccoli che siano in ogni campo, utilizza non più di 2-3 landing page. Per cui, se queste calano, tireranno in basso il resto, e se crescono, il resto crescerà con loro. Teniamo d’occhio le nostre landing page!

Un altro fattore SEO da tenere d’occhio tutti i giorni è la quantità di click da ricerca organica, ovvero quante volte un tuo link da SERP sia stato cliccato. Come detto, apparire ma non convertire non ci porterà alcun risultato, per cui verificare quanti utenti clicchino sul nostro link su base continuativa è essenziale. Come? Una semplice occhiata alla dashboard di Google Analytics ci dirà in che porzioni il nostro traffico totale arriva: organico, da social network (se li adoperiamo per convertire), diretto (direttamente digitando l’URL), referral (da link esterno).

I fattori SEO da tenere d’occhio tutti i giorni: Click-through Rate

CTR, click-through rate: con questo parolone si indica il rapporto tra gli utenti che cliccano su un link specifico e quelli che visualizzano tale link in SERP. Equivale alla quantità di click da ricerca organica ma espressa in rapporto a quante volte il nostro link viene visto su Google o altro motore di ricerca, ed in poche parole quantifica il successo della nostra strategia. Detto anche click-to impressions, più il rapporto è alto, maggiore sarà il successo della nostra strategia.

Il CTR è un numero espresso in un valore da 1 a 100, in cui 100 è il risultato massimo. Naturalmente, dato il tasso colossale di concorrenza sul web in praticamente ogni ambito, sperare in un rapporto che avvicini anche solo l’uno è utopico (senza contare le campagne pay per click, che aumentano i numeri), ciò che possiamo fare è monitorare il parametro CTR con Google Search Console per verificare il nostro rapporto impression-click per ogni data parola chiave, e anche da lì valutare il successo o meno di una strategia.

Nota: in generale, monitorare i nostri risultati giorno per giorno ci darà la possibilità di sperimentare, provare a modificare i nostri meta tag e tentare di ottimizzare un contenuto già esistente – e quindi già posizionato – su di una keyword affine, correlata, ma più attuale ad esempio

Qualità dei backlink

Dicono gli esperti: i backlink (link al nostro sito da un sito terzo) fanno da soli il 50-75% del punteggio SEO di un sito web. Trattando in altra sede il tema dei link interni ed esterni, abbiamo stabilito come sia importante per noi linkarci a siti di qualità, autorevoli, pena l’abbassamento del nostro ranking SEO a lungo andare. Ancora più importante è procuraci dei backlink di pregio: immaginiamo: che balzo di reputazione avremo se un sito\portale\provider di servizio leader nel settore ci citasse in un suo contenuto? Tracciare costantemente quantità e provenienza dei nostri backlink ci aiuta a capire il grado di successo della nostra strategia, ed in generale del nostro lavoro. Inoltre così facendo ci potremo accorgere se qualche sito poco “raccomandabile” re-indirizzi a noi, o addirittura se qualche competitor sta cercando di danneggiarci, e bloccare la cosa tempestivamente.

Allo stesso modo, immaginiamo controllando di scoprire che un sito che ci dà un backlink abbia smesso di farlo: possiamo contattarli direttamente per capire a cosa sia dovuto, e come eventualmente rimediare, oppure cercare altri “partner”.

Potremmo inoltre scoprire che alcuni siti ci stiano citando senza fornirci un backlink: poco male, soprattutto se il sito è come detto affidabile e autorevole. Se così dovesse essere, potremmo contattare il sito e chiedere di fornirci il backlink sulla citazione che ci interessa.

Come trovare e analizzare i backlink al nostro sito? Google Search Console dà questa opportunità, ed in caso di citazione senza backlink, attivare Google Alerts per ricevere una notifica immediata è l’ideale, e ci darà la possibilità di contattare l’autore in modo celere, aumentando la possibilità di ottenere il link.

Altri fattori SEO: visitatori nuovi e di ritorno, pagine di uscita, frequenza di rimbalzo

Ecco dei fattori SEO che, se controllati a dovere, ci aiuteranno a raffinare la nostra strategia, a tenere traccia delle abitudini del nostro “pubblico”, ovvero gli utenti che navigano sul nostro sito, e a farne un profilo.

Una rapida occhiata alle funzioni di Google Analytics (alle voci “Acquisizione” e “Comportamento”) ci consentirà di tenere traccia in tempo reale di quanti utenti siano nuovi e quanti siano ricorrenti sul nostro sito, ed il rapporto tra i due fattori: due dati molto importanti se osservati giorno dopo giorno. Scegliendo un dato periodo di tempo campione (una settimana, un mese) ed osservando la media dei visitatori nuovi (new visitors), potremmo monitorare quanti nuovi utenti siamo in grado di catturare di volta in volta sul totale delle visite alla pagina per il dato periodo, e di conseguenza avere un’idea di quanto (o di quanto poco) sia facile per loro trovarci su Google.

Il tasso, il numero di visitatori ricorrenti ed abituali è invece un dato importante da tracciare per verificare… quanto siamo bravi a trattenere l’utenza, ad invitarla a seguirci giorno dopo giorno. Immaginiamo di avere un sito di notizie, o un blog: vedere la quota di visitatori abituali costante se non in crescita giorno per giorno, settimana per settimana e così via, è indice di un buon lavoro complessivo. Contenuti interessanti, che danno all’utente ciò che cerca, ed una esperienza positiva (in fondo, il segreto del successo di ogni business che si rispetti è fidelizzare il cliente). Un buon equilibrio tra “abituali” e “nuovi” è il nostro obiettivo.

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Esempio di grafico che relaziona frequenza di rimbalzo, durata media di una sessione e tempo di visualizzazione di una pagina

Per pagina di uscita si intende la pagina da cui un utente uscirà dal nostro sito, dopo aver aperto il link. Monitorare tale fattore è importante per valutare se la nostra strategia e la nostra rete di link interni funziona, e se e quanto l’utente sia indotto ad aprirli e continuare la navigazione sul nostro sito. Se troppi utenti lasciano il sito dopo una sola visita ad una pagina singola, c’è qualcosa da rivedere: i nostri link interni sono pertinenti? I nostri anchor text sono visibili, sono adeguati? Il nostro sito è troppo lento, c’è qualche elemento che si esegue lentamente e impedisce all’utente di visualizzare il contenuto per intero? Il contenuto della pagina è troppo breve, stringato, poco interessante? Tutte domande che dobbiamo porci.

Frequenza di rimbalzo (bounce rate), altro non è che un valore espresso in percentuale di quanti degli utenti totali lasciano il sito dalla pagina su cui sono arrivati da link (SERP, referral, social), e per converso quanti continuano la navigazione. Qui il consiglio è monitorare che questa non sia troppo alta, perché questo potrebbe indicare problemi tecnici sul sito (e quindi utenti\clienti scontenti) o traffico veicolato tramite spamming, quindi inutile se non dannoso. Da considerare assieme alla frequenza di rimbalzo il tempo medio di visualizzazione di una pagina. Perché è importante? tanti sono i fattori che spingono un utente a rimanere su di una pagina: la sua lunghezza, un contenuto più o meno interessante e che colga nel segno (o meglio nel target), ma anche alcune difficoltà di caricamento che allungano i tempi, ed accorciano la pazienza già di per sé corta degli utenti. A livello indicativo, un bounce rate tra 30 e 70-75% è da considerarsi buono, un bounce rate troppo alto (oltre 80%) potrebbe invece indicare problemi tecnici, o utenti non soddisfatti (o entrambe, a noi scoprire cosa stia accadendo). Da tenere a mente che tali stime variano a seconda del contenuto (informazione, servizi, ecommerce) che stiamo offrendo.

Tutti questi fattori sono influenzati anche da parametri tecnici esterni, tra cui la velocità del server su cui il sito è caricato. E’ anche vero però che una frequenza di rimbalzo buona contribuisce a velocizzare il sito.

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